Il popolo romano vanta una lunghissima storia di conquiste e tradizioni. Tutti conosciamo gli innumerevoli territori occupati, ma in pochi conosciamo le tradizioni culinarie.In questo articolo andremo proprio alla scoperta degli alimenti che non potevano mancare nell’antica Roma.

La cucina era semplice, basata su ingredienti di provenienza rurale e contadina. Detto in due semplici parole: cucina povera.

Iniziamo insieme questo viaggio alla scoperta dei sapori dell’antica Roma

1) Il farro

Il farro, cereale ricco di vitamine, è famoso per essere stato la base dell’alimentazione dell’antica Roma, ma anche strumento di paga per i legionari.

Usato per preparare focacce (libum) e polente (puls), il farro trovava il suo massimo utilizzo nella produzione del pane. Nell’antica Roma, esistevano diversi tipi di pane prodotti a seconda degli usi, degli impasti e dei metodi di cottura, ma avevano tutti in comune l’ingrediente principale: appunto il farro.

Il pane accompagnava tutti i pasti dell’antica Roma, dalla colazione alla cena, sia tra i nobili patrizi sia tra i poveri plebei.

Nella preparazione, i chicchi venivano leggermente abbrustoliti per eliminare la pula e poi macinati per ottenere la farrina (farina), termine che poi fu esteso ad indicare ogni tipo di cereale macinato.

Il farro, dopo secoli di notorietà, è stato un ingrediente a lungo dimenticato, ma ora è tornato ad essere di nuovo protagonista della sana alimentazione. Se vuoi saperne di più sulle proprietà benefiche o il suo utilizzo in cucina ti consiglio la lettura del nostro articolo: Farro del Pungolo di Acquapendente.

Farro del Pungolo di Acquapendente - FoodnPlace
Il Farro del Pungolo di Acquapendente

2) Gli asparagi

Lo sapevi che gli antichi romani erano dei veri ghiotti di asparagi?

Sulla tavola degli imperatori erano una presenza fissa!!!

Furono il primo popolo ad apprezzarli per il loro sapore, piuttosto che per le loro proprietà officinali, e ne erano talmente golosi da dare il nome “asparagus” alla nave di cui si servivano per importarli.

La regola aurea era una e una soltanto: gli asparagi andavano consumati al dente, appena scottati in acqua bollente, per mantenere il colore verde vivo. Inoltre, i romani furono i primi a sperimentare l’azzeccatissimo abbinamento degli asparagi con le uova.

Che dire, erano dei veri e propri buongustai!!!

Ai giorni d’oggi, parlando di asparagi, non possiamo non pensare alle bellissime terre della Tuscia dove troviamo una vastissima coltivazione di asparagi. A questo proposito, ti consiglio di leggere il nostro articolo sull’asparago verde di Canino per conoscere caratteristiche, proprietà benefiche e qualche “chicca” per l’utilizzo in cucina.

Asparago Verde di Canino - FoodnPlace
Gli Asparagi di Canino DOP

3)I carciofi

Parlando di carciofi, nell’antica Roma, non ci riferiamo proprio a quelli che oggi conosciamo come tali, ma al cardo.

Il cardo, antenato del carciofo attuale, era un alimento molto presente sulla tavola dei nostri progenitori romani. Come testimoniano alcuni autori come Columella, Plinio ed Esiodo, il cardo veniva mangiato lessato in acqua o in vino.

A differenza dell’asparago, di cui vi ho parlato prima, il “carciofo” era considerato un “cibo per poveri”, quindi, era molto più diffuso sulle tavole del popolo che su quella degli imperatori.

Attualmente, il carciofo è considerato una delle star della cucina romana. Ti consiglio quindi di leggere il nostro articolo sul carciofo romanesco IGP per conoscere: sia le proprietà che gli usi in cucina.

Scopriamo ora il quarto e ultimo degli alimenti che non potevano mancare nell’antica Roma

Carciofo Romanesco IGP - FoodnPlace
Il Carciofo romanesco IGP

4) Il fico

Lo sapevi che il fico era considerato un frutto sacro a Marte nell’antica Roma?

Frutto immancabile sulle tavole romane era collegato alla fondazione di Roma. Secondo il mito, infatti, la lupa allattò Romolo e Remo proprio sotto un albero di fico, sulle rive del Tevere.

Considerato un frutto della tradizione, venivano consumati freschi o secchi, di solito a fine pasto, insieme a dolci, frutta e formaggio. Publio Ovidio Nasone, in una sua opera, ci tramanda che, in occasione del Capodanno, era usanza consumare fichi e miele, come buon auspicio.

Anche ai giorni nostri, che sia fresco o secco, il fico è considerato una vera e propria prelibatezza. Mangiato da solo o come ingrediente per un dolce, le sue note dolci sono delizia per il nostro palato.

Se vuoi saperne di più su questo frutto dalle origini antiche, ti consiglio non uno ma ben due articoli: uno sui fichi secchi di Cosenza e l’altro sul fico bianco del Cilento.

 

Fico Bianco del Cilento - FoodnPlace
Il Fico bianco del Cilento